Dott.ssa Alexa Rao
Psicologa, Neuropsicologa, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale specializzanda
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disturbi d'ansia
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), i disturbi d’ansia comprendono quei disturbi che condividono caratteristiche di paura e ansia eccessive e i disturbi comportamentali correlati. La paura è la risposta emotiva a una minaccia imminente, reale o percepita, mentre l'ansia è l'anticipazione di una minaccia futura. Naturalmente, questi due stati si sovrappongono, ma sono anche differenti: la paura e più spesso associata a picchi di attivazione autonomica necessaria alla lotta o alla fuga, a pensieri di pericolo immediato e a comportamenti di fuga, mentre l’ansia è più frequentemente associata alla tensione muscolare e alla vigilanza in preparazione al pericolo futuro e a comportamenti prudenti o di evitamento. A volte il livello di paura o ansia è ridotto da comportamenti pervasivi di evitamento. Gli attacchi di panico giocano un ruolo importante all'interno dei disturbi d'ansia come un particolare tipo di risposta alla paura. Gli attacchi di panico non sono limitati ai disturbi d’ansia, ma possono essere presenti anche in altri disturbi mentali.
I disturbi d'ansia sono differenti l'uno dall'altro per la tipologia di oggetti o di situazioni che provocano paura, ansia oppure comportamenti di evitamento, e per l’ideazione cognitiva associata. Di conseguenza, mentre i disturbi d'ansia tendono a essere altamente in comorbilità tra di loro, possono essere differenziati attraverso un attente esame delle tipologie di situazioni temute o evitate e del contenuto dei pensieri e delle credenze a esse associati.
I disturbi d'ansia differiscono dalla normale paura o ansia evolutive perché sono eccessivi o persistenti rispetto allo stadio di sviluppo. Essi differiscono dalla paura o dall'ansia transitorie, spesso indotte da stress, perché sono persistenti (per esempio, durano tipicamente 6 mesi o più), benché il criterio per la durata sia inteso unicamente come una guida generale e sia ammesso un certo grado di flessibilità: a volte è di durata minore nei bambini (come nel disturbo d'ansia di separazione e nel mutismo selettivo). Dal momento che gli individui con disturbi d'ansia sopravvalutano tipicamente li pericolo nelle situazioni che temono o evitano, la valutazione primaria per stabilire se la paura o l'ansia siano eccessive o sproporzionate è fatta dal clinico, tenendo conto di fattori culturali contestuali. Molti disturbi d'ansia si sviluppano in età infantile e tendono a persistere se non vengono curati, La maggior parte si verifica più frequentemente nelle femmine rispetto ai maschi (in un rapporto di circa 2:1). Ogni disturbo d'ansia è diagnosticato solo quando i sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di un farmaco o un'altra condizione medica, oppure non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale.
Rientrano nei disturbi d'ansia:
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Disturbo d'ansia di separazione
La caratteristica essenziale del disturbo d’ansia di separazione è una paura o ansia eccessiva riguardante la separazione da casa o dalle figure di attaccamento. L'ansia va al di là di quella che ci si può aspettare in base allo stadio di sviluppo dell'individuo (Criterio A). Gli individui con disturbo d’ansia o di separazione presentano sintomi che soddisfano all e n o tre dei seguenti criteri: provano ricorrente ed eccessivo disagio quando si prevede o si verifica una separazione da casa o dalle principali figure di attaccamento (Criterio A1). Mostrano preoccupazioni relative al benessere o alla morte delle figure di attaccamento, soprattutto quando si separano da loro, hanno bisogno di sapere dove si trovano e vogliono stare in contatto con loro (Criterio A2). Si preoccupano anche di eventi imprevisti per se stessi, come perdersi, essere rapiti oppure avere un incidente, che impedirebbero per sempre di ritrovare al principale figura di attaccamento (Criterio A3). Gli individui con disturbo d’ansia di separazione si rifiutano o sono riluttanti all'idea di uscire da soli per paura della separazione (Criterio A4). Essi hanno persistente ed eccessiva paura di, o riluttanza a, stare da soli o senza le principali figure di attaccamento a casa o in altri ambienti. I bambini con disturbo d'ansia di separazione possono non essere in grado di stare in camera da soli e possono mostrare un comportamento “appiccicoso”, stando vicini e facendo "da ombra" a un genitore in giro per casa o chiedendo che qualcuno stia con loro quando si recano in un'altra stanza (Criterio A5). Essi hanno persistente riluttanza o rifiuto di andare a dormire senza avere vicino una delle principali figure di attaccamento o di dormire fuori casa (Criterio A6).I bambini con questo disturbo spesso hanno difficoltà all'ora di andare a letto e possono insistere perché qualcuno stia con loro finché non si addormentano. Durante la notte, essi possono farsi strada fino al letto dei genitori (o a quello di un’altra persona significativa, come un fratello). Possono essere riluttanti all’idea di andare in campeggio o di dormire a casa di amici o di andare a fare commissioni o possono rifiutarsi di farlo. Gli adulti sono spesso a disagio quando viaggiano da soli (per es., dormire in uno stanza d’albergo). Possono esservi ripetuti incubi il cui contenuto esprime l'ansia di separazione dell'individuo (per es.. la distruzione della famiglia in un incendio, un omicidio o un'altra catastrofe) (Criterio A7). I sintomi fisici, come dolori di stomaco, mal di testa, nausea e vomito, sono comuni nei bambini quando si verifica o si prevede la separazione dalle principali figure di attaccamento (Criterio A8). Sintomi cardiovascolari come palpitazioni, vertigini e sensazioni di svenimento sono rari nei bambini più piccoli, ma possono insorgere in adolescenti e adulti.
Il disturbo deve durare almeno 4 settimane nei bambini e negli adolescenti minori di 18 anni, ed è tipicamente di 6 mesi o più negli adulti (Criterio B.) Tuttavia, li criterio di durata per gli adulti dovrebbe essere utilizzato unicamente come guida generale e dovrebbe essere ammesso un certo grado di flessibilità. Il disturbo deve causare disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti (Criterio C).
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Mutismo selettivo
Quando incontrano altri individui durante le Interazioni sociali, i bambini con mutismo selettivo non danno inizio a un discorso oppure non rispondono quando altri bambini parlano a loro. La mancanza del linguaggio si verifica nelle interazioni sociali con bambini o adulti. Bambini con mutismo selettivo parlano in casa loro in presenza di familiari stretti, ma spesso capita che non parlino nemmeno davanti ad amici stretti o a parenti di secondo grado, come nonni o cugini. Il disturbo è spesso contrassegnato da un'elevata ansia sociale. I bambini con mutismo selettivo riufiano spesso di parlare a scuola, il che porta a compromissione educativa o scolastica, dato che gli insegnanti spesso hanno difficoltà a valutare attività come la lettura. La mancanza di parola può interferire con la comunicazione sociale, benché i bambini con questo disturbo utilizzino talvolta per comunicare strumenti non verbali o che non richiedono il linguaggio (per es. emettono suoni inarticolati, indicano, scrivono) e possono essere disposti o desiderosi di partecipare o impegnarsi in incontri sociali quando non è richiesto il linguaggio (per es., ruoli non verbali nelle recite scolastiche).
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Fobia specifica
Una caratteristica chiave di questo disturbo è che la paura o l’ansia sono circoscritte alla presenza di una situazione o di un oggetto particolari (Criterio A), che possono essere definiti lo stimolo fobico. Le categorie delle situazioni o degli oggetti temuti sono fornite come specificatori. Molti individui temono oggetti o situazioni appartenenti a più di una categoria, o stimolo fobico. Per la diagnosi di fobia specifica, la reazione deve essere diversa dalle paure normali e transitorie che si verificano frequentemente nella popolazione. Per soddisfare i criteri per una diagnosi, la paura o l'ansia devono essere intense o gravi (cioè "marcate") (Criterio A). La quantità di paura vissuta può variare in base alla prossimità all'oggetto o alla situazione temuti e può manifestarsi in anticipo o in presenza effettiva dell’oggetto o della situazione. Inoltre, la paura o l'ansia possono prendere la forma di un attacco di panico con tutti o solo alcuni dei sintomi (cioè attacco di panico atteso). Un'altra caratteristica delle fobie specifiche è che la paura o l'ansia sono evocate quasi ogni volta che l'individuo viene in contatto con lo stimolo fobico (Criterio B). Perciò, un individuo che diventa ansioso solo occasionalmente quando viene esposto alla situazione o all'oggetto (per es., diventa ansioso quando vola solo una volta su cinque) non verrebbe diagnosticato con una fobia specifica. Tuttavia, il grado di paura o ansia manifestate davanti all'oggetto o alla situazione fobici può variare (da ansia anticipatoria a un attacco di panico vero e proprio) a causa di numerosi fattori contestuali, quali la presenza di altri, la durata dell'esposizione e altri elementi minacciosi, come la turbolenza su un volo per individui che hanno paura di volare. La paura e l'ansia sono spesso espresse in modo differente da bambini e adulti. Inoltre. la paura o l'ansia si manifestano non appena vengono incontrati l'oggetto o la situazione fobici (cioè immediatamente piuttosto che in differita).
L’individuo evita attivamente la situazione, oppure se non è in grado di evitarla o decide di non evitarla, la situazione o l'oggetto fobici evocano paura o ansia intense (Criterio C). Evitamento attivo significa che l'individuo si comporta intenzionalmente in modo da prevenire o ridurre al minimo il contatto con gli oggetti o le situazioni fobici (per es., percorre tunnel piuttosto che ponti durante gli spostamenti quotidiani per andare al lavoro a causa della paura delle altezze, evita di entrare in una stanza buia per paura del ragni, evita di accettare un lavoro in un ambiente in cui lo stimolo fobico è più comune). I comportamenti evitanti sono spesso evidenti (per es, un individuo che ha paura del sangue il quale si rifiuta di andare dal medico), ma a volte possono essere meno evidenti (per es,. un individuo che ha paura dei serpenti, il quale si rifiuta di guardare immagini che assomigliano alla forma o alla figura dei serpenti. Molti individui con fobie specifiche hanno sofferto per anni e hanno modificato le loro abitudini di vita in modo da evitare li più possibile l'oggetto o al situazione fobici (per es., un individuo con diagnosi di fobia specifica, animali, che trasloca in una zona priva del particolare animale temuto). Perciò, essi non vivono più la paura o l'ansia nella vita quotidiana. In tali casi, i comportamenti evitanti oppure il continuo rifiuto di impegnarsi in attività che comporterebbero l'esposizione all'oggetto o alla situazione fobici (per es., ripetuto rifiuto di accettare offerte di viaggi di lavoro a causa della paura di volare) possono contribuire a confermare la diagnosi in assenza di palesi manifestazioni di ansia o panico.
La paura o l'ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall'oggetto o dalla situazione, oppure più intense del necessario (Criterio D). Anche se gli individui con fobia specifica spesso riconoscono che le proprie reazioni sono eccessive, tendono a sovrastimare il pericolo nelle situazioni temute, e quindi spetta al clinico stabilire se sono sproporzionate o meno. Dovrebbe essere preso in considerazione anche il contesto socioculturale dell'individuo. Per esempio, la paura del buio può essere ragionevole in un contesto di continua violenza, e la paura degli insetti può essere più sproporzionata in contesti in cui gli insetti fanno parte della dieta. La paura, l'ansia o l'evitamento sono persistenti e durano tipicamente per 6 mesi o più (Criterio E), cosa che aiuta a distinguere il disturbo da paure transitorie comuni nella popolazione, soprattutto tra i bambini. Tuttavia, il criterio della durata dovrebbe essere utilizzato unicamente come guida generale e dovrebbe essere ammesso un certo grado di flessibilità. La fobia specifica deve causare disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti (Criterio F).
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Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale)
La caratteristica essenziale del disturbo d'ansia sociale è una marcata, o intensa, paura o ansia relative a situazioni sociali in cui l'individuo può essere esaminato dagli altri. Nei bambini, la paura o l'ansia devono manifestarsi in contesti in cui vi sono coetanei e non solamente durante le interazioni con gli adulti (Criterio A). Quando esposto a tali situazioni sociali, l'individuo teme di essere valutato negativamente. L'individuo è preoccupato di essere valutato ansioso, debole, pazzo, stupido, noioso, intimidatorio, sporco o sgradevole. L’individuo teme che agirà o apparirà in un determinato modo oppure mostrerà sintomi di ansia, come arrossire, tremare, sudare. inciampare nelle parole oppure fissare, che sarà valutato negativamente da parte degli altri (Criterio B). Alcuni individui temono di offendere gli altri oppure di essere respinti a causa di ciò. La paura di offendere gli altri (per esempio, fissandoli o mostrando sintomi di ansia) può essere il timore predominante in individui provenienti de culture con forti orientamenti collettivistici. Un individuo con la paura che gli tremino le mani può evitare di bere, mangiare, scrivere oppure indicare in pubblico, un individuo con la paura di sudare può evitare di stringere la mano o di mangiare cibi speziati, un individuo con la paura di arrossire può evitare esibizioni in pubblico, luci forti o la discussione su argomenti intimi. Alcuni individui temono ed evitano di urinare nei bagni pubblici quando sono presenti altri individui (cioè paruresis, o "sindrome della vescica timida”).
Le situazioni sociali provocano quasi sempre paura o ansia (Criterio C). Di conseguenza, un individuo che diventa ansioso solo occasionalmente nelle situazioni sociali non riceverebbe la diagnosi di disturbo d'ansia sociale. Tuttavia, il grado e il tipo di paura e ansia possono variare (per es., ansia anticipatoria, un attacco di panico) a seconda delle differenti occasioni. L'ansia anticipatoria può verificarsi a volte molto in anticipo rispetto a situazioni future (per es., preoccuparsi ogni giorno per settimane prima di partecipare a un evento sociale, ripetendo un discorso per giorni). Nei bambini, la paura o l'ansia possono essere espresse con pianto, scoppi di collera, immobilizzazione, aggrappamento o ritiro durante situazioni sociali. L'individuo eviterà spesso le situazioni sociali temute, In alternativa, le situazioni sono vissute con paura o ansia intense (Criterio D). L'evitamento può essere esteso (per es., non andare alle feste, rifiutare la scuola) oppure meno evidente (per es., preparare troppo il testo di un discorso. distogliere l'attenzione indirizzandola su altri, limitare il contatto visivo).
La paura o l'ansia sono reputate sproporzionate rispetto al reale rischio di essere valutati negativamente oppure alle conseguenze di tale valutazione negativa (Criterio E). A volte, l'ansia può non essere ritenuta eccessiva, perché legata a un pericolo reale (per es., essere vittima di bullismo o essere tormentati da altri), Tuttavia, gli individui con disturbo d'ansia sociale spesso sovrastimano le conseguenze negative delle situazioni sociali, e quindi spetta al clinico stabilire se sono sproporzionate o meno. Quando viene formulata tale valutazione, dovrebbe essere preso in considerazione anche il contesto socioculturale dell’individuo. Per esempio, in determinate culture, il comportamento che potrebbe apparire altrimenti socialmente ansioso può essere considerato appropriato nelle situazioni sociali (per es., potrebbe essere visto come segno di rispetto).
La durata del disturbo è tipicamente di almeno 6 mesi (Criterio F). Tale soglia di durata aiuta a distinguere il disturbo da paure sociali transitorie, che sono comuni, soprattutto tra i bambini e nella popolazione generale. Tuttavia, il criterio della durata dovrebbe essere utilizzato unicamente come guida generale e dovrebbe essere ammesso un certo grado di flessibilità. La paura, l'ansia e l'evitamento devono interferire significativamente con la normale routine dell'individuo, con li funzionamento lavorativo o scolastico, o con le attività o relazioni sociali, oppure devono causare disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti (Criterio G). Per esempio, un individuo timoroso di parlare in pubblico non riceve una diagnosi di disturbo d'ansia sociale se questa attività non viene affrontata abitualmente al lavoro o in classe, e se l'individuo non è particolarmente disturbato per questo. Tuttavia, se l'individuo evita o ignora il lavoro o l'istruzione che davvero desidera a causa dei sintomi dell'ansia sociale, allora il Criterio G è soddisfatto.
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Disturbo di panico
Il disturbo di panico si riferisce a ricorrenti attacchi di panico inaspettati (Criterio A). Un attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, periodo durante il quale si verificano 4 o più di un elenco di 13 sintomi fisici e cognitivi:
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Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia.
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Sudorazione.
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Tremori fini o a grandi scosse.
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Dispnea o sensazione di soffocamento.
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Sensazione di asfissia.
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Dolore o fastidio al petto.
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Nausea o disturbi addominali.
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Sensazioni di vertigine, di instabilità, di "testa leggera" o di svenimento.
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Brividi o vampate di calore.
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Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio).
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Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi).
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Paura di perdere il controllo o di “impazzire”.
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Paura di morire.
Il termine ricorrente significa letteralmente più di un unico attacco di panico inaspettato. Il termine inaspettato si riferisce a un attacco di panico per il quale non vi è un chiaro elemento scatenante al momento dell’avvenimento, in altre parole, l’attacco sembra verificarsi di punto in bianco, come quando l'individuo si sta rilassando oppure svegliando dal sonno (attacchi di panico notturni). Al contrario, gli attacchi di panico attesi sono attacchi per i quali vi è un chiaro elemento scatenante, come una situazione in cui si verificano tipicamente gli attacchi di panico. Stabilire se gli attacchi di panico sono attesi o inaspettati è compito del clinico, il quale basa li proprio giudizio su una combinazione di attenta indagine della sequenza di eventi che hanno preceduto o portato all’attacco, unita alla valutazione dell'individuo mirante a chiarire se l'attacco è sembrato verificarsi senza una ragione evidente oppure no. Le interpretazioni culturali possono influenzare la categorizzazione degli attacchi di panico come attesi o inaspettati. Negli Stati Uniti e in Europa, circa metà degli individui con disturbo di panico hanno sia attacchi di panico attesi sia inaspettati. Perciò la presenza di attacchi di panico attesi non esclude la diagnosi di disturbo di panico.
La frequenza e la gravità degli attacchi di panico sono molto varie. In termini di frequenza, possono esservi attacchi moderatamente frequenti (per es., una volta a settimana) che si manifestano regolarmente per mesi, oppure brevi serie di attacchi più frequenti (per es., quotidianamente) intervallate da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi meno frequenti (per es. ogni due mesi) per molti anni, Le persone che hanno attacchi di panico poco frequenti assomigliano alle persone con attacchi di panico più frequenti nei termini di sintomi degli attacchi di panico, caratteristiche demografiche, comorbilità con altri disturbi, storia familiare e dati biologici. In termini di gravità, gli individui con disturbo di panico possono avere sia attacchi completi (con quattro o più sintomi) sia attacchi paucisintomatici (con meno di quattro sintomi), e il numero e il tipo di sintomi dell'attacco di panico differiscono frequentemente da un attacco di panico all'altro. Tuttavia, è richiesto più di un attacco di panico inaspettato completo per la diagnosi di disturbo di panico.
I timori relativi agli attacchi di panico o alle loro conseguenze riguardano solitamente le preoccupazioni fisiche, come li timore che gli attacchi di panico indichino la presenza di una malattia non diagnosticata, pericolosa per al vita (per es., cardiopatia, epilessia), le preoccupazioni sociali, come l'imbarazzo o la paura di essere valutati negativamente dagli altri a causa dei visibili sintomi di panico; e le preoccupazioni circa il funzionamento mentale, come "impazzire" oppure perdere li controllo (Criterio B). Le modificazioni disadattive del comportamento rappresentano li tentativo di minimizzare o evitare gli attacchi di panico oppure le loro conseguenze. Gli esempi includono l'evitamento dell'esercizio fisico, la riorganizzazione della vita di ogni giorno al fine di assicurarsi che sia disponibile soccorso in caso di un attacco di panico, limitando le consuete attività quotidiane, ed evitando situazioni tipo agorafobia, come uscire di casa, usare i trasporti pubblici oppure uscire a fare acquisti. Se è presente agorafobia, viene posta una diagnosi separata di agorafobia.
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Attacco di panico
La caratteristica essenziale di un attacco di panico e la comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge li picco in pochi minuti, periodo durante li quale si verificano 4 o più di 13 sintomi fisici o cognitivi. 11 di questi 13 sono sintomi fisici (per es., palpitazione sudorazione), mentre gli altri 2 sono sintomi cognitivi (cioè paura di perdere il controllo o di "impazzire", paura di morire). La “paura di impazzire" è un termine colloquiale usato spesso dagli individui con attacchi di panico e non è inteso con senso peggiorativo né come un termine diagnostico. L'espressione “in pochi minuti” significa che il tempo in cui l'intensità raggiunge il picco è letteralmente solo di pochi minuti. Un attacco di panico può insorgere a partire da uno stato di quiete oppure da uno stato ansioso, e il tempo in cui l’intensità raggiunge il picco dovrebbe essere valutata indipendentemente da qualsiasi ansia precedente. In altre parole, l'inizio dell’attacco di panico è il punto in cui vi è un improvviso aumento del disagio piuttosto che il punto in cui si è sviluppata inizialmente l'ansia. Allo stesso modo, un attacco di panico può tornare sia a uno stato di quiete sia a uno stato ansioso ed eventualmente toccare nuovamente il picco. Un attacco di panico si distingue dall'ansia continua per il tempo che impiega ad arrivare al picco di intensità, che si verifica nel giro di pochi minuti, la sua natura discreta e la sua tipica maggiore gravità. Gli attacchi che soddisfano tutti gli altri criteri ma hanno meno di 4 sintomi fisici e/o cognitivi sono definiti attacchi paucisintomatici.
Esistono due tipi caratteristici di attacchi di panico: attesi o situazionali e inaspettati. Gli attacchi di panico attesi o situazionali sono attacchi per i quali vi è un evidente elemento scatenante al momento del verificarsi dell'attacco, come situazioni in cui gli attacchi di panico si sono tipicamente verificati. Gli attacchi di panico inaspettati sono quelli in cui non vi sono evidenti elementi scatenanti al momento del verificarsi dell'attacco (per es., mentre si è rilassati oppure mentre ci si sveglia (attacco di panico notturno). Stabilire se gli attacchi di panico sono attesi o inaspettati è compito del clinico, li quale basa il proprio giudizio su una combinazione di attenta indagine della sequenza di eventi che hanno preceduto o portato all’attacco unita alla valutazione dell'individuo mirante a chiarire se l'attacco è sembrato verificarsi senza una ragione evidente oppure no. Le interpretazioni culturali possono influenzare la categorizzazione degli attacchi al panico come attesi o inaspettati. Possono essere osservati sintomi specifici per cultura (per es., tinnito, dolore al collo, cefalea, urla o pianto incontrollabili). Tuttavia, tali sintomi non dovrebbero essere considerati come uno dei quattro sintomi richiesti. Gli attacchi di panico possono verificarsi nel contesto di qualsiasi disturbo mentale (per esempio, disturbi d’ansia, disturbi depressivi, disturbi bipolari, disturbi dell'alimentazione, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati, disturbi di personalità, disturbi psicotici, disturbi da uso di sostanze) e di alcune condizioni mediche (per esempio, cardiache, respiratorie, vestibolari, gastrointestinali), di cui la maggior parte non soddisfa i criteri per il disturbo di panico. Per una diagnosi di disturbo di panico sono richiesti ricorrenti attacchi di panico inaspettati.
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Agorafobia
La caratteristica essenziale dell'agorafobia è paura o ansia marcate, o intense, innescata dalla reale o anticipata esposizione a un'ampia gamma di situazioni (Criterio A). La diagnosi richiede la presenza di sintomi che si verificano in almeno due delle seguenti cinque situazioni:
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Utilizzare i trasporti pubblici, come automobili, bus, treni, navi o aerei.
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Trovarsi in spazi aperti, come parcheggi, mercati o ponti.
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Trovarsi in spazi chiusi, come negozi, teatri o cinema.
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Stare in fila oppure essere tra la folla.
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Essere fuori casa da soli.
Gli esempi per ogni situazione non sono esaustivi; possono essere temute altre situazioni. Quando vengono esperite paura e ansia scatenate da tali situazioni, gli individui hanno tipicamente pensieri circa il fatto che potrebbe accadere qualcosa di terribile (Criterio B). Frequentemente gli individui pensano che potrebbe essere difficile fuggire da tali situazioni (per es., "non posso uscire da qui”) oppure che potrebbe non essere disponibile soccorso (per es., “non c’è nessuno che possa alutarmi") quando si verificano sintomi di panico o altri sintomi invalidanti o imbarazzanti. I "sintomi di panico" si riferiscono a qualunque dei 13 sintomi elencati nei criteri per l'attacco di panico, come vertigini, svenimento e paura di morire. "Altri sintomi invalidanti o imbarazzanti" comprendono sintomi come vomitare e sintomi dell’intestino irritabile, così come, negli adulti più anziani, la paura di cadere oppure, nei bambini, un senso di disorientamento e di sentirsi persi.
La quantità di paura esperita può variare in base alla prossimità della situazione temuta e può verificarsi in previsione oppure durante la reale presenza della situazione agorafobica. Inoltre, la paura o l'ansia possono prendere la forma di un attacco di panico completo o paucisintomatico (cioè un attacco di panico atteso). La paura o l'ansia sono evocate quasi ogni volta che l'individuo entra in contatto con la situazione temuta (Criterio C). Pertanto, un individuo che diventa solo occasionalmente ansioso in una situazione agorafobica (per es., diventa ansioso quando si trova in fila solo una volta su cinque) non riceverebbe la diagnosi di agorafobia. L'individuo evita attivamente la situazione oppure, se non è in grado di evitarla o decide di non evitarla, la situazione suscita paura o ansia intense (Criterio D). Evitamento attivo significa che l’individuo si comporta intenzionalmente in modo da prevenire o ridurre al minimo il contatto con le situazioni agorafobiche. L’evitamento può essere di natura comportamentale (per es., modificare la routine quotidiana, scegliere un lavoro nelle vicinanze per non utilizzare i trasporti pubblici, organizzare la consegna della spesa per evitare di entrare in negozi e supermercati), così come di natura cognitiva (per esempio, utilizzare una distrazione per affrontare situazioni agorafobiche). L'Evita mento può diventare talmente gravi che la persona si ritrova costretta in casa. Spesso un individuo a maggiori capacità di affrontare una situazione temuta quando viene accompagnato da qualcuno, come un partner, un amico o un professionista della salute.
La paura, l'ansia o l'evitamento devono essere sproporzionati rispetto al reale pericolo posto dalla situazione agorafobica e al contesto socioculturale (Criterio E). La distinzione tra paure agorafobiche clinicamente significative e paure ragionevoli (per es., uscire di casa durante un forte temporale) oppure situazioni ritenute pericolose (per es., camminare in un parcheggio oppure utilizzare i trasporti pubblici in un'area elevata criminalità) è importante per molte ragioni. In primo luogo, l'evitamento può essere difficile da giudicare in culture e contesti socioculturali differenti (per es., in alcune parti del mondo è socioculturalmente appropriato che le donne musulmane ortodosse evitino di uscire di casa da sole, e quindi tale evitamento non sarebbe considerato indicativo di agorafobia). In secondo luogo, è probabile che gli adulti più anziani tendano ad attribuire le proprie paure ai limiti legati all'eta e siano meno inclini a giudicare le proprie paure come sproporzionate rispetto al reale rischio. In terzo luogo, gli individui con agorafobia sono più inclini a sovrastimare il pericolo in relazione ai sintomi di panico o ad altri sintomi somatici. L’agorafobia dovrebbe essere diagnosticata solo se la paura, l'ansia o l'evitamento persistono (Criterio F) e se questo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti (Criterio G). Il criterio "durano tipicamente 6 mesi o più" è inteso a escludere gli individui con problemi transitori e di breve durata. Tuttavia, il criterio della durata dovrebbe essere utilizzato unicamente come guida generale e dovrebbe essere ammesso un certo grado di flessibilità.
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Disturbo d’ansia generalizzata
La caratteristica essenziale del disturbo d'ansia generalizzata è la presenza di ansia e preoccupazione (attesa apprensiva) eccessive relative a una quantità di eventi o attività. L'intensità, la durata o la frequenza dell'ansia e della preoccupazione sono eccessive rispetto alla reale probabilità o impatto dell'evento temuto. L'individuo ha difficoltà a controllare la preoccupazione e a impedire che i pensieri preoccupanti interferiscano con l’attenzione ai compiti che sta svolgendo. Gli adulti con disturbo d’ansia generalizzata spesso si preoccupano per circostanze quotidiane, routinarie, come responsabilità lavorative, questioni economiche, salute dei familiari, disgrazie che possono capitare ai propri figli oppure piccole cose (per es., svolgere le faccende domestiche o far tardi agli appuntamenti). I bambini con disturbo d’ansia generalizzata tendono a preoccuparsi eccessivamente per le proprie capacità o per la qualità delle proprie prestazioni. Nel corso del disturbo, il focus della preoccupazione può spostarsi da un oggetto a un altro.
Numerose caratteristiche distinguono il disturbo d'ansia generalizzata dall'ansia non patologica. In primo luogo, le preoccupazioni associate al disturbo d'ansia generalizzata sono eccessive e interferiscono tipicamente in modo significativo con il funzionamento psicosociale, mentre le preoccupazioni della vita quotidiana non sono eccessive e sono percepite come più maneggevoli, e possono essere messe da parte quando sorgono questioni più pressanti. In secondo luogo, le preoccupazioni associate al disturbo d'ansia generalizzata sono più pervasive, più pronunciate e più angoscianti, hanno una maggiore durata e si verificano frequentemente senza fattori scatenanti. Quanto maggiore è la gamma di circostanze di vita che preoccupa una persona (per es., finanze, sicurezza dei bambini, prestazione lavorativa), tanto maggiori sono le probabilità che i sintomi manifestati soddisfino i criteri per i disturbo d'ansia generalizzata. In terzo luogo, le preoccupazioni della vita quotidiana hanno minore probabilità di essere accompagnate da sintomi fisici (per es., irrequietezza o sentirsi tesi e "con i nervi a fior di pelle"). Gli individui con disturbo d'ansia generalizzata riferiscono un disagio soggettivo dovuto alla preoccupazione costante e correlata compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
L'ansia e la preoccupazione sono accompagnate da almeno tre dei seguenti sintomi aggiuntivi: irrequietezza, o sentirsi tesi e "con i nervi a fior di pelle”, facile affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare e alterazioni del sonno, sebbene nei bambini sia richiesto un solo sintomo aggiuntivo.
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